Allarme influenza: calo delle coperture e infezione in crescita. I primi dati dall'emisfero australe

Nel 2022 torna l'influenza nell'emisfero australe, complici il calo delle coperture vaccinali e la riduzione delle misure di contenimento per COVID19. Ecco cosa dobbiamo aspettarci il prossimo autunno-inverno alle nostre latitudini.

Nel mese di luglio 2022 la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SitI) hanno pubblicato un documento congiunto in cui invitano le Regioni a provvedere un approvvigionamento sufficiente di scorte vaccinali per fronteggiare la prossima stagione influenzale. Secondo i dati in arrivo dall’emisfero australe, si prevede che il prossimo inverno l’influenza tornerà in maniera severa alle nostre latitudini. In particolar modo, a far temere maggiormente, è la probabile riduzione dell’immunità nella popolazione legata alla scarsa circolazione dei virus influenzali negli ultimi due anni. I dati epidemiologici registrati in Australia e in Argentina rilevano un’evidente recrudescenza dell’influenza, con diffusione ai livelli pre-pandemia. In Australia il 90% dei campioni esaminati al 3 luglio del 2022 (26ma settimana) hanno rilevato la presenza del virus influenzale di tipo A. Nello specifico, sono stati notificati 87.989 casi di influenza confermata in laboratorio, e la tendenza è in ulteriore crescita. Il numero di casi riportati settimanalmente ha superato la media dei 5 anni precedenti, e l’andamento di questa stagione sembra replicare quanto accaduto nel 2017, stagione che si rivelò estremamente severa. Anche in Argentina, dalla settimana 49 del 2021 (quindi fuori dalla stagione invernale dell’emisfero australe) è stato rilevato un aumento del numero di casi di influenza, principalmente Influenza A/H3N2.

L’influenza rimane una malattia infettiva gravata da complicanze soprattutto nei soggetti più fragili come anziani, pazienti con comorbidità e immunodepressi, che rappresentano la fascia di popolazione maggiormente esposta alle complicanze e la stessa che può beneficiare maggiormente della vaccinazione.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo le morti determinate dall'influenza stagionale oscillano tra 250 e 500 mila, di cui 15-70 mila in Europa; circa il 90% avviene tra gli ultra 65enni. In Italia, si stimano circa 8mila decessi all’anno a causa dell’influenza e delle sue complicanze. Durante l’inverno 2020-2021, in piena pandemia, le vaccinazioni contro l’influenza, sulla spinta dei timori causati dal COVID-19, hanno registrato un notevole incremento (65.3% negli over 65 rispetto al 54,6% della stagione 2019-2020). Ad oggi, i dati preliminari relativi all’ultimo inverno, evidenziano invece una sensibile ma preoccupante riduzione. I motivi sono molteplici: limitata circolazione dei virus influenzali nelle stagioni precedenti; diminuzione della percezione del rischio legato all’influenza rispetto a quello del SARS-CoV-2; sovrapposizione con la terza dose del vaccino anti-COVID-19. Per questo, in previsione dell’aumento dei casi che si registreranno in autunno ed in inverno, le società scientifiche sottolineano la necessità di iniziare a parlare di vaccinazione antinfluenzale già da ora per raggiungere più persone possibili, facendo partire una campagna di sensibilizzazione, da parte di tutti gli operatori del mondo della Sanità, per informare correttamente tutta la popolazione. Inoltre, la doppia inoculazione, vaccino anti-COVID-19 e anti-influenza, è sicura e non espone a maggiori complicanze post-vaccino. È consigliabile rivolgersi al proprio medico di medicina generale per avere informazioni su quando sarà possibile ricevere la vaccinazione antinfluenzale e su quale tipo di vaccino, ad oggi disponibile, è più indicato per patologie e fascia d’età.

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